Birra: storia di una bevanda dal sapore inconfondibile

La storia della birra risale alla prima civiltà del mondo, in Mesopotamia (4000 aC). In Cina è stato scoperto un birrificio risalente a 5000 anni fa. Essa veniva preparata con una ricetta a base di miglio di granturco, orzo, lacrime di Giobbe e tuberi. E ancora, il ritrovamento di una tomba di 9000 anni in Cina ha portato alla luce una ricetta con frutta biancospino, riso, orzo e miele, la bevanda fermentata più antica della storia. Questo rende la birra più vecchia del vino!

Tuttavia, vi è un certo dibattito tra gli esperti che la viticoltura potrebbe essere iniziata 10.000 anni fa, all’inizio dell’età neolitica. A differenza della birra di oggi, la birra nei tempi antichi non era amara, piuttosto piatta, e molto probabilmente una combinazione di dolce e aspro. Ciononostante, le birre acide ora stanno facendo un ritorno. Un ritorno soprattutto in campo artigianale: molti producono birra in casa, magari procurandosi tutto quanto serve su https://www.agristorecosenza.it/ e mettendoci tanta passione.

La birra all’età della pietra

L’era neolitica rappresenta il momento iniziale dell’agricoltura che prese il via circa 10.000-12.000 anni fa; tuttavia agli albori gli uomini incontravano molte difficoltà. Sicuramente viene considerata però come la migliore invenzione che sia venuta fuori dal Neolitico. Non si tratta di birre tradizionali che vengono prodotte oggi con sostanze chimiche, additivi e vitamine e minerali esauriti.

Quelle erano delle vere birre che servivano come fonte di nutrimento, ricca di vitamine B, minerali, probiotici e composti medicinali di numerose erbe. Per fortuna oggi si sta molto rivalutando l’idea della birra artigianale primitiva grazie birrai creativi che ricreano ovunque la bevanda tanto gustosa.

La maggior parte delle birre e dei vini non è diversa da qualsiasi altro settore di un alimento trasformato, con un carico chimico elevato e un profilo carente di nutrienti. Spesso in molti si pongono la domanda “qual è una birra buona?”. La risposta è molto soggettiva. Tra l’altro le persone ne sottovalutano il sapore e il valore nutritivo. Infatti, la gente presume che la birra abbia effetti negativi sulla salute e quindi la considerano un peccato di gola. In effetti, la birra fa bene purché bevuta con moderazione massimo una al giorno, scegliendo la marca e la tipologia saggiamente.

Il contenuto della birra

Quando iniziamo a guardare l’etichetta di molte birre tradizionali, leggeremo MSG, sciroppo di mais ad alto fruttosio, propilglicole, coloranti alimentari, BPA, conservanti innaturali (dovuti alla pastorizzazione) e residui chimici come il glifosato. In tal verso infatti, jnl studio dell’American Chemical Society di un paio di anni fa ha rilevato che il 97% delle birre importate e testate presentava livelli di glifosato di 0,46 – 196 ppb. Una buona birra non dovrebbe essere piena di sostanze chimiche.

Tuttavia, poiché il luppolo è notoriamente soggetto a problemi di parassiti e malattie sicuramente viene coltivato utilizzando molti più pesticidi di mandorle, uva da tavola, pomodori o fragole. L’alcol esaurisce le vitamine B, vitamina C, magnesio, zinco e distrugge la flora intestinale. Ma è chiaro che questo esaurimento tenda a cambiare in base a luogo in cui il luppolo viene coltivato, a come viene prodotto, quanta birra viene consumata e la dieta dell’individuo.

La buona birra dei nostri antenati – o luoghi in cui la fermentazione tradizionale è ancora intatta – non conteneva il carico chimico che molti vini e birre internazionali hanno (e altri luoghi nel mondo), e i livelli di minerali nell’acqua e nel suolo sono sempre stati superiore nel passato. La birra non era filtrata e non pastorizzata, lasciando il lievito in cui sono contenute le sostanze nutritive che l’alcol esaurisce, era una fonte di probiotici e spesso aveva erbe medicinali che ne aumentavano il valore medicinale.