Quanto tempo passiamo sui social? Quante ore trascorriamo col nostro smartphone in mano? Ma soprattutto: quanto sono cambiati i nostri comportamenti sociali con l’avvento delle nuove tecnologie?
Nel giro di pochi anni l’avvento di sociale a app che rispondono a un ventaglio pressoché infinito di esigenze il modo di vivere e la quotidianità delle persone ha subito modifiche sostanziali, per molti aspetti anche inquietanti.
Social e web – sempre più connessi
L’esperienza comune è quella di incontrare gruppi di giovani che, invece di utilizzare il tempo libero in compagnia, si isolano ciascuno col proprio cellulare. Quante volte, in un bar o ristorante, sembra che l’obiettivo principale degli avventori non sia una consumazione condivisa con amici, ma una gara di fotografia?
Ai primi di febbraio, WeAreSocial, agenzia internazionale che sviluppa idee per brand e imprese, ha pubblicato il Global Digital Report 2019, giunto ormai all’ottava edizione, report che analizza i comportamenti a livello mondiale riguardo l’utilizzo di internet, dispositivi mobili e social media.
Social e web – qualche dato
I dati ottenuti anche quest’anno riflettono una esponenziale tendenza all’aumento del tempo trascorso in media nell’utilizzo del mobile, della rete e dei social. Dai dati generati in Italia, in particolare, si evince che le persone trascorrono una media di 6 ore e 4 minuti al giorno su internet (leggermente inferiore alla media mondiale, che è di 6 ore e 42 minuti).
Di queste 6 ore e 4 minuti, 2 ore e 27 minuti vengono spese su smartphone (mentre la media mondiale è di 3 ore e 14 minuti). Inoltre, ogni giorno, sempre in Italia, si trascorre una media di 1 ora e 51 minuti sui social media.
Si tratta di tempi importanti, se rapportati agli impegni che occupano il resto della giornata: si potrebbe dire che il tempo libero ormai è dominio della tecnologia, in condizioni normali.
Social e web – in tutti i settori
Non solo tempo libero: le nuove tecnologie si sono rese indispensabili a livello lavorativo e nelle attività quotidiane.
Dalle macchine sono spariti i navigatori, sostituiti da semplici app telefoniche; conti on line, ricette di cucina, acquisti, informazioni di qualunque genere… quanti sono gli aspetti della vita quotidiana che attualmente vengono gestiti con l’ausilio di rete e mobile?
Il quadro non è completo, però, se non aggiungiamo un ulteriore aspetto legato all’utilizzo delle nuove tecnologie: mentre l’utente comune se ne serve per la comodità dei servizi, le aziende alla ricerca di sempre più efficaci strategie di comunicazione ne fanno altrettanto uso.
Mentre l’utente ignaro naviga su Internet, posta foto sui social e utilizza il web, le aziende studiano i suoi comportamenti, ne profilano i gusti, analizzano le sue scelte col duplice obiettivo di proporsi nel modo e nel momento migliore e di andare incontro alle esigenze della clientela in modo efficace. E perché no?
Anche piegare queste esigenze con buone tecniche di convincimento.
Il Behaviour Design – il lato oscuro del web
Non molti, infatti conoscono il termine Behaviour Design.
Il Behaviour Design è un ramo del design che analizza la progettazione dei prodotti (un oggetto di studio sono le app) e come questa possa influenzare il comportamento del consumatore/utente.
In sostanza si tratta di una profilazione dell’utente in base alla sua risposta al design.
Il Behaviour Design: gamification
Un ramo del Behaviour Design è costituito dalla Gamification: traducibile in italiano come “ludicintizzazione”, è l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti esterni ai giochi. La Gamification rappresenta uno strumento molto efficiente in grado di veicolare messaggi di vario tipo e permette di indurre a comportamenti attivi da parte degli utenti, consentendo il raggiungimento di obiettivi stabiliti, personali o d’impresa. Questo approccio si basa dunque sul coinvolgimento attivo dell’utente, protagonista della gamification.
Il Behaviour Design: il modello comportamentale di Fogg
Secondo il modello comportamentale di Fogg, l’abilità è la capacità di generare un determinato comportamento. Il punto chiave nella generazione di un comportamento risiede nell’identificare la debolezza dell’utente e risolverla, aggirarla e superarla.
La difficoltà di un compito risiede in sette elementi di semplificazione, che costituiscono i principali “ostacoli” alla realizzazione di un comportamneto. Per esempio, un utente che ha poco tempo non compirà una determinata azione, o la mancanza di denaro impedirà un certo acquisto… il lavoro del progettista perciò deve essere mirato alla rimozione dell’elemento di maggiore debolezza dell’utente, in un processo di semplificazione che elimini gli ostacoli fra utente e azione, non necessariamente togliendoli, ma, per esempio, conducendo l’utente a non considerarli ostacoli.
Il comportamento degli utenti nel web e nei social – una profilazione costante
Sebbene si parli di profilazione nello specifico caso del tracciamento dei comportamenti degli utenti in ambito marketing, in senso più esteso la presenza nei social, in generale nel web, l’utilizzo del mobile permette molto facilmente di monitorare le scelte complessive dell’utenza, senza ledere nello specifico la privacy.
Questo richiede che il nostro uso delle nuove tecnologie avvenga in modo ragionato, valutandone il rapporto rischio beneficio.
La dipendenza da internet
Anche senza cadere nel patologico, rischiamo di cadere facilmente, forse troppo, nella trappola del web, che è divenuto una parte così integrante della nostra vita da non poterne quasi più fare a meno, soprattutto da quando la rete è divenuta smart, a portata di click in qualunque momento dentro e fuori casa.
Pensiamo al tracollo del videonoleggio, che in pochi anni è stato soppiantato dallo streaming: questo è un esempio eclatante di come una tecnologia ne abbia radicalmente soppiantata un’altra, generando nei consumatori un comportamento diverso originato da una identica necessità.
Gli effetti di internet
Attualmente è difficile stimare quali siano gli effetti a lungo termine dell’eccessivo uso di internet e dei dispositivi mobili, ma la ricerca negli ultimi anni sono state compiute numerose riceerche per stabilire quali siano invece gli effetti a breve termine.
La dipendenza da internet è infatti un disturbo del comportamento, spesso associato ad ansie sociali e cattiva qualità delle relazioni, che nei casi più gravi può sfociare in ansia e depressione.
Molte applicazioni, anche grazie al già citato Behaviour Design hanno iniziato a fare leva su meccanismi simili a quelli delle slot machine e delle droghe sui circuiti neuronali per mantenere attenzione e interesse dell’utente sempre elevati. Sostanzialmente, creando dipendenza.
È stato provato che l’efetto di alcune suonerie o suoni utilizzati in app e social hanno effetti sul sistema nervoso simili ai campanelli d’allarme e generano così costanti stati di ansia nell’utenza.
È curioso dedurre come sia stato provato che gli smartphone, inizialmente strumenti introdotti per migliorare la comunicazione tra gli individui, possano diminuire anziché aumentare il livello di soddisfazione delle relazioni sentimentali.
Questi sono solo alcuni degli esempi in cui l’eccessivo uso di internet, dei social network e degli smartphone sia stato dimostrato negativo per la salute delle persone. Se da un lato è importante sottolineare come queste innovazioni, ormai parte integrante delle nostre vite, abbiano ridotto le distanze e ci consentano di svolgere compiti in maniera rapida ed efficiente, dall’altro è opportuno soffermarsi sulle motivazioni che ci spingono a utilizzare questi strumenti in continuazione e sui relativi effetti. I dati parlano chiaro, il tempo che passiamo online e sui social media rappresenta una fetta considerevole della nostra vita, e passare tanto tempo coinvolti in un’attività implica escluderne altre.
Web ed effetto sulla vita sociale
Invece che migliorare la vita sociale degli utenti, internet e smartphone in molti casi risultano peggiorarla. Le uscite col partner possono venire disturbate dall’arrivo di notifiche, ma soprattutto dalla distrazione che determina l’attesa delle stesse.
L’eccesso di vita social rischia di impedire o ridurre la vera vita sociale a discapito di una vita virtuale, accompagnata dall’incapacità di relazionarsi davvero con chi si ha accanto.
La soluzione
Una soluzione non esiste: esiste un uso oculato e consapevole del web e dei social.
Esiste il buonsenso.
Esiste un allenamento a “staccare la connessione” in occasioni di vita reale che sarebbe bene vivere appieno.
L’uso sano del web non dipende solo dall’utente, a cui viene delegato il compito di proteggersi.
L’auspicio è che dati come quelli legati alla dipendenza e depressione dervanti dall’uso e abuso del web vengano utilizzati dalle istituzioni di competenza per mettere studiare una regolamentazione in grado di difendere efficacemente gli utenti, indirizzate a una limitazione delle tecniche di Behaviour Design, ora ampiamente utilizzato per spingere l’utenza ad aumentare l’uso di internet e degli strumenti digitali online, mercato e settore in piena espansione.